Lettera agli Sportivi - RESPECT
Amici e amiche dello sport,
anzitutto lo sguardo: ecco a che cosa si riferisce il
valore olimpico che voglio raccomandarvi quest'anno…
Respect.
Il rispetto è infatti un modo di guardare che riconosce
nell'altro e nell'altra la dignità di persona unica, inviolabile,
meritevole di stima, promessa di incontro e di buone relazioni.
Essere sportivi, infatti, significa uno sguardo che si sottrae a
molte tentazioni.
Resiste, infatti, alla tentazione di guardare gli altri
solo come avversari da battere o da temere: in realtà sono atleti,
uomini e donne, che la sfida ha convocato per misurare le forze
e l'abilità, portano con sé voglia di vivere, storie interessanti,
pensieri e lacrime: sono persone.
L'atleta che pratica quello sguardo che è “rispetto”
evita di fermarsi al difetto che si può notare negli altri,
compagni di squadra e avversari: non si sente autorizzato a
imporre una etichetta (piccolo, grasso, straniero, ecc.), tanto
meno nella pratica di sport paraolimpici. Un atleta con
disabilità merita uno sguardo rispettoso e di ammirazione:
dimostrerà quanto vale, non quanto gli manca. E si vedrà con
quale grinta e passione consegue i risultati.
L'atleta che guarda con rispetto custodisce uno
sguardo casto, non si lascia trascinare da un fantasticare
possessivo: la divisa sportiva non è per esibire un corpo da
possedere, ma per rendere agili nelle prestazioni.
Gesù insiste molto sullo sguardo malizioso che vede
la pagliuzza nell'altro e non s'accorge della trave, guarda alla
donna altrui e commette adulterio nel suo cuore, passa vicino
all'altro e non s'accorge che ha bisogno di aiuto, guarda il
comportamento degli altri per giudicare e condannare. Gesù
insegna lo sguardo del rispetto.
Respect, cioè il rispetto, è uno stile, nella pratica
sportiva e nella vita. L'atleta che si comporta con rispetto si
allena alla fortezza senza essere prepotente, si esercita per
essere determinato senza essere aggressivo, cerca con
impegno il risultato senza essere scorretto, affronta con
decisione l'avversario senza essere cattivo, si impegna a
vincere senza fare del male.
FONDAZIONE
ORATORI
MILANESI
LETTERA AGLI SPORTIVI
RESPECT
Lo stile del rispetto è frutto di una disciplina che sa
gestire le proprie energie con la consapevolezza della propria
forza e della propria debolezza. Sa anche che ci sono limiti in
cui deve contenersi. L'allenatore ha la responsabilità di
educare a questa disciplina dello stile che insegna le regole e
impone che siano osservate, non solo per attenzione alle
regole per evitare penalità, ma per attenzione alle persone per
evitare di fare danni.
Gesù condanna il servo che ha ricevuto l'incarico di
custodire la casa e poi approfitta della mancanza del padrone
di casa: «Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio
padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le
serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel
servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che
non sa, lo punirà severamente» (Lc 12, 45-46).
Respect, cioè il rispetto, è un modo di stare al
mondo. L'atleta che pratica il rispetto ha cura dell'ambiente in
cui si trova, sa ringraziare chi si cura della manutenzione del
campo, degli spogliatoi, delle attrezzature sportive. Ama
l'ordine. È attento a non rovinare quello che usa. Se provoca
involontariamente un danno si premura di riparare e risarcire.
L'atleta che ha imparato a praticare il rispetto abita il
mondo con la responsabilità di custodirne la bellezza, la
bontà, l'abitabilità. Ammira le cose belle fatte dall'uomo e le
bellezze della natura. Non è così concentrato sulla gara da non
accorgersi del panorama che può gustare. Non è così
irresponsabile da inquinare, sporcare, rovinare.
Gesù ha insegnato a contemplare la natura per trarne
parole di Vangelo: «Guardate i corvi: non seminano e non
mietono… Guardate come crescono i gigli: non faticano e
non filano… Se dunque Dio veste così bene l'erba nel campo,
che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più farà per
voi, gente di poca fede». (Lc 12, 24ss).
Mi piacerebbe che tutti gli atleti, di qualsiasi età e di
qualsiasi sport, possano essere persone che, proprio per il
fatto di essere sportive, diventano persone migliori, con
l'obiettivo alto di costruire una città che incarni lo spirito delle
olimpiadi e assomigli a un nuovo villaggio olimpico, dove i
valori prendono forma nella vita delle persone e nei loro gesti:
si curano infatti di sé per dare il meglio nello sport e nella vita
(excellence, eccellenza), sono attenti a costruire buone
relazioni con gli altri (friendship, amicizia), si prendono la
responsabilità di aver cura degli altri e del mondo (respect).
Avanti, quindi! Forza! Coraggio! Con entusiasmo:
le olimpiadi si avvicinano!
+ Mario Delpini
Arcivescovo di Milano
Milano, 14 ottobre 2024
Pubblicazione: 25/10/2024 10:35:47